Il matrimonio silimarina/silibina e disturbi del fegato ha progressiva evidenza, col passare del tempo e col progredire delle conferme della moderna ricerca scientifica. Il meccanismo è legato alla frazione attiva in flavolignani del Cardo mariano (Sylibum maranum gaertner) con positivi effetti epatoprotettivi. Studi farmacocinetici e farmacofinamici sulla silimarina lo hanno confermato. La silimarina esplica tre attività: antinfiammatoria, antiossidante e pro-apoptotica che rappresentano una triade funzionale antagonista all’insorgere e alla progressione di meccanismi fiosologici dannosi dal fegato, responsabili della progressione di epatiti a cirrosi e a epatocarcinoma.
L’effetto antiossidante e antinfiammatorio della silimarina riduce danni correlati all’attività di virus, grazie ad una riduzione della cascata infiammatoria e una stimolazione del sistema immunitario.
Relativamente a casi di disturbi epatici correlati ad abuso di alcol, la silimarina è in grado di incrementare la “vitalità” delle cellule e ridurre la perossidazione lipidica e la necrosi cellulare. La miscela dei flavolignani antagonizza la progressione di danni epatici intervenendo su stress ossidativi, insulino-resistenza, accumulo di grassi. Il complesso è utile nei casi di cirrosi epatica e carcinoma epatocellulare che rappresentano lo stadio finale di differenti epatopatie, modulandone differenti processi molecolari.
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