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MEL – IN Il microbiota intestinale può promuovere o prevenire il cancro.

Immagine del redattore: Laura RoselliLaura Roselli

Si pensava che l’insorgenza del tumore fosse causata da una predisposizione genetica e, all’azione cancerogena di fattori ambientali come inquinamento, abuso di fumo o alcol, mancanza di esercizio fisico. Nella biologia del cancro sta emergendo il concetto dell’influenza del microbiota (flora batterica) intestinale potente fattore ambientale che modula il processo di carcinogenesi. Il microbiota intestinale può influenzare lo sviluppo del cancro, sia nel promuovere che nel prevenire il tumore. È in grado, inoltre, di modulare la risposta alle terapie farmacologiche anti-tumorali. Il tipo di dieta consumato dall’ospite ha un profondo impatto sull’eubiosi o la disbiosi (equilibrio o squilibrio della flora batterica) e sullo spettro dei metaboliti derivati dai batteri, ad azione anti-tumorale o pro-tumorigenica. Il microbiota comprende microorganismi (batteri, virus, funghi e protozoi) che vivono in vari siti del corpo (bocca, apparato urogenitale, cavità gastrointestinali), e forma una comunità vivente in simbiosi con l’ospite (uomo); la maggior parte vive nell’intestino, ma influenza anche organi distanti ed è coinvolto nell’induzione di diverse malattie (allergia, asma, artrite reumatoide, malattie cardiovascolari, sindrome metabolica e obesità).I meccanismi coi quali la comunità microbica esercita un impatto sull’ospite non sono ancora chiari, ma i primi dati rivelano che sono i metaboliti prodotti dai microbi in disbiosi a condizionare la carcinogenesi. E’ stato osservato che gli afroamericani, consumatori della dieta occidentale ad alto carico di grassi, presentano una flora batterica in grado di produrre un’elevata quantità di acidi biliari secondari, ad effetto pro-tumorigenico. Gli africani rurali, invece, che seguono una dieta ipocalorica, ricca di fibre (cellulosa, pectina, gomma, lignina) provenienti da ortaggi e frutta, hanno una flora batterica produttrice soprattutto di metaboliti diversi, come gli acidi grassi a corta catena(butirrato), ad azione protettiva, anti-infiammatoria e anti-tumorigenica. Uno studio recente ha dimostrato che gli afroamericani hanno un rischio di ammalarsi di cancro 10 volte maggiore rispetto agli africani rurali. L’assunzione di fibre alimentari(prebiotici) e probiotici ha evidenziato un’azione anti-infiammatoria (inibente la produzione di citochine infiammatorie), di ripristino dell’eubiosi intestinale e di blocco del reclutamento delle cellule immunitarie osservato nella carcinogenesi. Translational Research gennaio 2017 Department of Medicine, University of Florida, Gainesville


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