I primi dati emersi sulla pandemia di coronavirus mostrano che i decessi sono causati in parte dai danni del virus e in parte da una risposta immunitaria sproporzionata dell'organismo. I trattamenti che si stanno tentando a base di immunosoppressori, come i cortisonici, potrebbero quindi lasciare il soggetto senza armi efficaci per combattere l'infezione.
Non si può spegnere il sistema immunitario in un momento in cui sta combattendo un'infezione.
Alcune persone gravemente malate di COVID-19 avevano alti livelli ematici di proteine chiamate citochine, alcune delle quali possono intensificare le risposte immunitarie, tra cui una piccola, ma potente proteina di segnalazione chiamata interleuchina-6 (IL-6). IL-6 è una chiamata alle armi per alcune componenti del sistema immunitario, comprese le cellule chiamate macrofagi.
I macrofagi che alimentano l'infiammazione e possono danneggiare anche le normali cellule polmonari.
Ideale sarebbe un farmaco che blocca l'attività dell'IL-6 e riduce il flusso di macrofagi nei polmoni. Il tocilizumab è stato approvato in Cina, ma a livello mondiale non esistono quantità sufficienti di farmaco da distribuire.
Gli steroidi non sopprimono solo i macrofagi, ma anche le cellule immunitarie chiamate linfociti T CD4, cruciali per attivare le risposte immunitarie, nonché i linfociti T CD8, killer antivirali.
Jessica Manson dello University College Hospital di Londra suggerisce che gli steroidi diano poco beneficio e potrebbero anche ritardare il tempo necessario ai pazienti per liberarsi del virus. In assenza di una soluzione perché non valutare l'utilizzo della Poligala.
Comments